L’alta fedeltà di Bart sull’oceano ( Splendidi e poetici, struggenti trentenni )

santamaradon34a

 

 

 

 

 

 

Se penso ai film, ricordo benissimo di uno che non sapeva scendere dalle navi, e sulle navi si innamorava di una che era la donna della sua vita, ma di quel genere di donne che arrivano una volta, se arrivano, e non sempre sono facili come boccate d’aria dopo un temporale in Aprile, neanche come una spolverata di cacao sulla schiuma del cappuccino o la ciocca di capelli infilata dietro l’orecchio mentre la ragazza con le efelidi e gli occhi blu sorride, alticcia, fumata e felice, all’uomo sbagliato nel mezzo di una sera di luglio agli Imbarchini e nove mesi dopo celebrerà il suo Natale. Così lui che non scende mai da quel cazzo di oceano le dedica le sue playlist, che quando avevano girato il film si chiamavano compilation, anche se stavano già morendo sbranate dal digitale e forse era proprio il terrore del digitale che le rendeva così importanti, perché è quando resistiamo o lasciamo andare che il gesto si fa poetico all’infinito, ed è uno strazio splendido che i trentenni a volte non riescano a uscire da questa idea di poesia, o dalla poesie in generale, mentre i compagni o le compagne li guardano mentre fingono di divincolarsi dalla trame che il mondo ha scritto per loro, ma di cui loro non vogliono sapere e svicolano e resistono e mollano, e resistono e mollano, e se non si hanno implicazioni forti nelle loro storie, se non dipendiamo da loro in alcun modo o viceversa, bisogna ammettere che sono uno spettacolo come pochi altri, questo bisogna ammetterlo. Così nella sala macchine ecco il nostro trentenne a lanciare palline contro il muro insieme al suo amico poetico come lui, ma che non finge di volersene andare via da quella pallina, da quel muro da quella sala macchine, in barba alle lauree, alle promesse, al tempo, alla faccia che cambia i connotati, e alle ex che ti guardano pietose e tu lo stesso perché sono ingrassate e hanno ottenuto tutto quello volevano e nulla di quello che volevano lo volevi tu. E quasi sorridi mentre il cielo su Torino cammina al tuo fianco, alzi il bavero del giubbotto e col gesto più dignitoso di cui sei capace strizzi gli occhi, corrughi la fronte e ti accendi quella sigaretta, che sarà forse l’ultima, perché la poesia dell’incertezza per te è irrinunciabile e per questo hai sempre amato il pallone e quelle sue traiettorie che per farle perfette ci vuole costanza, ma sono lontane dall’essere scienza, come l’amore per sempre, che quella notte ti han pinzato con una puttana, ma non sanno che tu l’amore eri andato a cercarlo proprio là, che fare figli e starne senza è proprio un’ipocrisia che non ti va.

 

[ soundtrack: “Non torneranno più” – Negrita || https://goo.gl/SqePmQ ]